In viaggio con Kapuściński by Andrea Semplici

In viaggio con Kapuściński by Andrea Semplici

autore:Andrea Semplici [Semplici, Andrea]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Terre di mezzo
pubblicato: 2012-05-14T22:00:00+00:00


La prova del tempo

Il tempo è un grande banco di prova per chi viaggia. Bisogna sapersi regalare tempo per viaggiare. A mezzo secolo di distanza dall’esperienza raccontata da Kapuściński (che arrivò in Ghana nel 1958, alla vigilia dell’indipendenza) il test del taxi brousse è ancora valido. Di fronte all’autista di una scassata Peugeot 504 (o di una corriera, come accadde a Kapu), vanno in rotta di collisione due culture. Come se due rami dell’evoluzione divergessero. Il tempo, per gli africani, spiega Ryszard, è una categoria “flessibile, aperta, elastica, soggettiva. È l’uomo che influisce sulla forma del tempo, sul suo corso e ritmo”. Non viceversa. In Europa, all’opposto, è il tempo che scandisce e decide la tua vita, e commetti sempre lo stesso errore di fronte a quell’autista di taxi brousse che ora si sta versando, con abilità, il tè. Chiedi: “Quando parti?”. Se l’autista è un uomo paziente, ti guarderà con comprensione e dirà: ‘“Quando sarà tutto pieno”. Il che vuol dire: tredici persone, qualche gallina, molte valigie, forse una bicicletta. Se invece l’uomo (di solito grande e grosso) ha qualche pensiero per conto suo, non ti risponde, prende la tua valigia, la sistema nel bagagliaio e, in silenzio, si rimette a sorseggiare il tè. E tu, viaggiatore che sai tutto, non sai più cosa fare. L’autista astuto, invece, ti darà la risposta che vuoi sentirti dire: Tout de suite, subito. Ti ha fregato. Puoi andare a cercarti una sedia comoda al bar più vicino. Se non una camera in un albergo. Stai sicuro che il taxi brousse partirà solo all’indomani.

Il viaggiatore sa domare il tempo. Non ne è schiavo. Nella mezza giornata passata ad aspettare che il taxi brousse si riempia, di cose ne accadono tante. E valgono la meta del viaggio. Il viaggiatore sa modellare il tempo. Kapu lo inganna facendosi domande alle quali non sa rispondere: cosa succede nella testa degli africani che aspettano la partenza? Si chiede. Pensano? Sognano? Ricordano? Fanno progetti? Meditano? Kapuściński conosce la filosofia, ma ne conosce anche i limiti. Kapu racconta e non ha risposte. I viaggi non rispondono ai punti interrogativi che ci circondano. Anzi: aiutano a metterli a fuoco, ingrandiscono le domande prive di risposta. Viaggiare è, a qualunque età e qualunque esperienza si abbia alle spalle, un apprendistato. Il viaggiatore rinuncia a una rappresentazione unica del mondo. I racconti di Kapu, infatti, non hanno mai una fine. Spesso ti lasciano con questo benedetto punto interrogativo come finale. Sono come il viaggio: puoi tornare a casa, ma un vero viaggio non è mai finito. Rimane sempre incompiuto, devi rassegnarti.



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